S.O.S chat condominiali. Si salvi chi può!
“La strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni” recita un famoso aforisma di Karl Marx. Nelle chat condominiali che le intenzioni siano buone nessun dubbio, come nessun dubbio è che la meta sia sempre la stessa: l’inferno dell’incomunicabilità.
In una fase storica come l’attuale in cui non si conosce neanche il vicino della porta accanto, le chat condominiali appaiono come una benedizione, una manna dal cielo, una breccia nel muro della solitudine. Ma sarà proprio così?
Punto di partenza è l’identikit delle chat condominiali. Ce ne sono di due tipi: con o senza amministratore. La differenza principale non è tanto nei componenti quanto negli obiettivi. La chat con l’amministratore ha l’obiettivo – dichiarato – di condividere problemi e soluzioni; la chat senza amministratore ha l’obiettivo – non dichiarato ma palese – di pura diffamazione. Per la prima tipologia di chat, nulla quaestio: le chat sono uno strumento come un altro per veicolare informazioni “di servizio”, un canale asettico, impersonale, efficace così e così.
La seconda tipologia di chat, nasce viziata all’origine: perché formare una chat senza amministratore per migliorare i rapporti con l’amministratore? A pensarci bene, è un nonsenso. La chat non è più un campo di confronto, ma una vera e propria giungla. E come tutte le giungle che si rispettano sono pullulate da leoni da testiera con un’abilità nel seminare il germe del dubbio, uguale solo alla loro codardia e ipocrisia.
L’aspetto che, si fa per dire, fa più sorridere – un sorriso amaro, un sorriso sarcastico – è che i condòmini dichiarano di formare le chat perché lamentano la mancanza di comunicazione dell’amministratore, dimenticando il piccolo, piccolissimo particolare che la comunicazione è un processo a due vie. Come si fa ad essere gentili, collaborativi e disponibili quando l’odiatore di turno invia delle mail a dir poco sgarbate, scritte a carattere cubitali, grassetto, sottolineato, con un tripudio di punti esclamativi ed interrogativi? La reazione più frequente è cestinare o accantonare la mail portatrice insana di stress creando un effetto domino nell’incomunicabilità con una responsabilità 50% e 50% tra amministratori e condòmini. Se l’intento iniziale era migliorare la comunicazione, la risultanza finale è peggiorarla con un effetto boomerang nella gestione condominiale devastante.
Le chat condominiali hanno anche un’altra caratteristica: l’impunibilità. Le offese gratuite e la denigrazione si scontrano con un vuoto normativo e giurisprudenziale dovuto anche alle complessità e specificità del caso. Chi è il titolare e il responsabile del trattamento dei dati all’interno di un gruppo WhatsApp? E, ancora, poiché la diffamazione imperversa ovviamente nelle chat senza amministratore, come denunciare le offese senza mettere nei guai il condòmino che disgustato da tanta virulenza invia lo screenshot della chat?
Il nocciolo del problema è comprendere come e perché le chat da strumento utile diventino uno strumento di potere. Ciò accade perché le chat influenzano i condòmini, il loro pensiero e il loro agire e soddisfano, in gran parte, il bisogno di appartenenza. I leoni di tastiera, con messaggi infarciti di luoghi comuni “lo dicono tutti” “tanto sono tutti uguali” “tutti si lamentano” sono “creatori di malcontento” hanno l’unico scopo di esporre l’amministratore al giudizio morale della gente. E, si badi bene, giudizio morale e non giudizio professionale il quale, per contro, se fosse ben argomentato sarebbe addirittura apprezzabile.
Per chiudere il cerchio, è quanto mai utile fare un focus sul profilo dei leoni da tastiera. Gli esemplari in circolazione sono essenzialmente due. Il primo è il “Moroso Cronico” che sputa veleno per il piacere-dovere di crearsi l’alibi perfetto: “io non pago perché nulla funziona”. Il secondo esemplare è il “Salvatore del Condominio”, saccente fino alla nausea, votato a seminare discordia perché malato di potere e visibilità.
Ma la maldicenza non ha cura nel parlare né, tantomeno nel valutare quando dire basta. Ed è proprio l’esagerazione e il passare il limite che, ad un certo punto, esaspera cosi tanto gli altri partecipanti della chat che è un attimo passare da “salvatore del condominio” “all’arrogante pallonaro della scala C”. I gruppi di WhatsApp possono essere dunque un’arma a doppio taglio. Tanti vi aderiscono per poter rimanere aggiornati in merito alle riunioni, agli interventi condominiali e, tanti scappano stanchi di sotterfugi e bugie che vengono esternati come verità assoluta. Come uscire fuori dal pantano di questo corto circuito della comunicazione?
La soluzione è solo una: far proprio il galateo delle chat. Si tratta di piccole e semplici regole, quelle del buon vivere per intenderci che se rispettate permettono di rendere la chat uno strumento sicuro ed affidabile e quindi alla portata di tutti. La cosa più importante, facendo proprio il pensiero di Paolo Borzacchiello, “è decidere con chi discutere e con chi no. A chi dedicare tempo e a chi no. Per cosa prendersela e per cosa no” Se poi tutti aggiungessero un pizzico di buona educazione e disponibilità quanto basta, la ricetta per una chat efficace non sarebbe niente male. Una ricetta gourmet.